Spazi liberati in città: i centri sociali. Una storia di resistenza costruttiva tra autonomia e solidarietà
DOI:
https://doi.org/10.14288/acme.v14i1.1151Abstract
Questo articolo ha l’obiettivo di presentare alcuni tra gli spunti teorici emersi recentemente nella geografia critica anglosassone “autonomous geographies” al fine di portare alla luce tematiche con cui la ricerca geografica internazionale si sta confrontando. In particolare, la geografia critica e attivista guarda con crescente interesse la creazione di spazi urbani radicali come i Centri Sociali, spesso demonizzati dalle rappresentazioni mass mediatiche, in cui i movimenti sociali hanno sviluppato forme di “resistenza costruttiva”. Queste pratiche intese come esperienze sociali e politiche anti capitaliste, criticano il modello neoliberista ma allo stesso tempo propongono alternative ispirate dal desiderio di creare spazi collettivi, autonomi, autogestiti, solidali, alternativi, radicali, ribelli e liberi dalla logica del profitto. Come esempio che incarna il modello dello spazio liberato nella città l’articolo descrive il caso del centro sociale milanese Casaloca in cui i principi di autonomia e di solidarietà sono spazialmente contestualizzati e quotidianamente tradotti nelle pratiche di attivismo radicale nei progetti quali: la locanda per studenti universitari, la cucina popolare autogestita per la pausa pranzo, lo sportello gratuito di assistenza legale ai migranti, il progetto di commercio solidale Café Rebelde Zapatista.Downloads
Published
2015-07-07
How to Cite
Pecorelli, V. (2015). Spazi liberati in città: i centri sociali. Una storia di resistenza costruttiva tra autonomia e solidarietà. ACME: An International Journal for Critical Geographies, 14(1), 283–297. https://doi.org/10.14288/acme.v14i1.1151
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Research
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